sabato 8 maggio 2010

Comunista chi critica!

Mister B, Chet Baker


Un italiano che critica le decisioni, politiche e non, del Premier è ritenuto un comunista.

Ma sindacare il suo operato non dovrebbe rendermi nemico delle idee e degli ideali di cui si fa portatore.


E' giusto definire "trasandata" una donna che ama le collezioni di Valentino, l'ideale di eleganza che incarna, ma al contempo critica un suo abito?

E' corretto tacciare di lazialità un tifoso romanista che stigmatizzi il violento fallo di Totti?

No, no.


La critica, il dialogo, il confronto non sono forse un viatico per la crescita ed il miglioramento?

E che dialogo si può costruire intorno alla risposta “lei è un comunista”?

Un liberista non può al contempo farsi portatore di ideali di giustizia, sarebbe un comunista!


Comunista!

venerdì 7 maggio 2010

Sognando di vivere con lentezza

Lady bird, Chet Baker



Un rustico immerso nella natura da ristrutturare pian piano.

Un giardino variopinto di verdi; il profumo di un roseto.

Qualche filare di vite.

Un piccolo orto, alcuni alberi da frutta, qualche gallina.

Una piccola biblioteca personale, una lieve musica ad accompagnare le letture.

Un computer per scrivere; una rete per rimanere aggrappato alla realtà.

Una donna da abbracciare, un paio di figli da crescere.

Qualche buon amico.


Pensieri di un giovedì notte qualunque immerso nel buio, avvolto nel jazz.

mercoledì 5 maggio 2010

Malati di profitto

These foolish things, Chet Baker


Solamente il 2,4% dei farmaci lanciati sul mercato tra il 1981 ed il 2008 rappresenta un importante progresso terapeutico.

E’ oltremodo significativo, e sconcertante, il fatto che nell’industria farmaceutica gli investimenti nelle attività di marketing siano il doppio di quelli destinati alla ricerca.


Il pensiero che quella malattia incurabile potrebbe essere debellata se i soldi dedicati a viaggi premio per medici conniventi ed ai lauti stipendi dei commerciali farmaceutici fossero stati devoluti al settore ricerca, non ti fa ribollire il sangue nelle vene?

Il pensiero che il tuo medico potrebbe non averti prescritto il miglior farmaco ma quello meglio “retribuito”, ti lascia indifferente?

martedì 4 maggio 2010

Uomo, a cuccia!

The best thing for you, Chet Baker.


Oggi, dopo pranzo, mi sono affacciato alla finestra. Ho visto Susan col suo Uomo.

Susan è una donna indipendente.

Lavora,è sempre circondata di amiche, abita da sola.

Susan ama passeggiare e fare shopping. Adora parlare della propria vita con le amiche, ascoltare i loro consigli, mettere al loro servizio la propria esperienza.


Susan ha un cane.

Lo chiama Uomo.

Portandolo a spasso lungo le affollate via del centro grida: Al passo, Uomo! Qui, vicino al piede!

Quando ha voglia di compagnia: Uomo, vieni qui!

Quando vuole stare per i fatti suoi: A cuccia! Ecco così nella cesta, Uomo!

lunedì 3 maggio 2010

Sciopero del sesso

Street of dreams, Chet Baker.
Live in Italy 1958

Il 29 aprile in Kenia dieci associazioni femminili hanno invitato le donne a non fare sesso per una settimana. L’obiettivo? Porre fine alle continue dispute tra il presidente ed il primo ministro che paralizzavano i progetti di riforma.

Ha funzionato. Stanno finalmente lavorando insieme ed avranno le riforme auspicate.

E qualcuno ha il coraggio ancora di dire che gli africani sono sottosviluppati? Sono dei geni della politica.

Se in Italia avessimo avuto l’idea di riunire sotto il vessillo di un’associazione le Escort di lusso, posto alla loro testa un’assennata idealista, probabilmente vivremmo oggi nel migliore dei mondi possibile.

In fondo tutti l’abbiamo sempre sospettato, son certo Freud lo sapesse: tira più un pelo di figa che uno sciopero generale.

giovedì 12 novembre 2009

Contemporary

Forgetful, Chet Baker.


Domenica. Ore 9.00.
Suona il telefono.
"Andiamo ad Artissima?"
Sbadiglio, "cavolo, sì!"
Guardo fuori, piove.
Ore 9.45 si parcheggia.
Passeggiata sotto la pioggia.
"Figo, non c'è nessuno!!"

Apre alle 12.00. Chiude alle 20.00.

"Fottuti artisti, a giocare ad incularella tutta la notte e si svegliano a mezzogiorno. Tutti drogati!"
Forse, in effetti, sì.

Il pomeriggio ritrovo la verve e ci riprovo, questa volta solo soletto con la mia piccola Canon.

L'arte contemporanea. Capirla? Impossibile. Apprezzarla? Difficile.
Ho preso a girare a random con il precipuo intento di perdermi. Non è stato difficile.

Qualcosa mi ha colpito: un seno si stagliava da una tela bianca, 2005. L'anno delle poppe? Con chi uscivo ai tempi? Fosse stata una tettona me ne ricorderei.


Una strana costruzione realizzata con listerelle di polistirolo. Cosa vi ho visto? La banalità di un'architettura che continua a svilupparsi in verticale offrendo panorami privi di umanità.


La buona vecchia tela lacerata che fa molto contemporaneo che comunque, come direbbe Proietti, "a me mi piace."

Il reportage fotografico di un ragazzo, scusate, un artista, che ha preso due secchi d'acqua in un fiume, ha camminato per non so quanti chilometri per poi svuotarli in un altro fiume. Probabilmente guardava molta MTV. "No sense make sense"?!?!
Ma ho apprezzato.


Un bel pesce.


Un po' di sano nazismo metrosexual.

Un bel disordine geometrico monocromatico.

Una testa al centro del vuoto cosmico. O del tutto?

E quest'ultimo non so cosa nasconda, forse il senso della vita o forse solo un capriccio dell'autore ma non mi stanco di ammirarlo. Sarà per il sedere di donna su cui poggia l'uomo verde con la zampa da struzzo? Forse.

Imagine

Broken wing, Chet Baker


Guardi oltre la finestra, scorgi il sole. Sarà una splendida giornata.

Passeggi per le vie della città in cui vivi, non fai in tempo ad attraversare il ponte della Gran Madre ed i portici di Piazza Vittorio e già un paio teenager ti hanno chiesto se avessi del fumo da vendere. Offesi dal tuo no si sono allontanati maledicendo te e famiglia.

Ti avvicini al banchetto di un giornalaio. Guardi le riviste, ne sfiori qualcuna per poter vedere le prime pagine delle sottostanti. Gli occhi dell’edicolante sono fissi sulle tue mani. Altre quattro persone afferrano e posano riviste, le sfogliano ma i suoi occhi, colmi di sospetto, puntano te. Scelta la rivista che andrà a colmare i vuoti della tua giornata chiedi un biglietto del bus e paghi con un sorriso.

Attendi il 13 ad una fermata di via Po. Sfogli le fresche pagine colorate. Sali sul mezzo, timbri il biglietto.

Il tram parte, ti reggi ad un sostegno. Le altre mani svaniscono. Stanno controllando le tasche e le borse, probabilmente tutti coloro che ti circondano temono di aver dimenticato i propri valori a casa.

Sale un controllore. Ci sono una cinquantina di persone sul mezzo ma punta dritto verso di te. Con il sorriso di chi sa di far centro e di incuterti un timore del diavolo ti fissa negli occhi: “biglietto”. Senti il peso degli occhi della folla, “criminale!” sussurrano silenti. Con tutta calma mostri il tuo tagliando regolarmente obliterato. Quasi ti stesse facendo una concessione dall’alto il controllore ti rende il biglietto, ti lancia un’ultima sfida con gli occhi. Vuoi solo vivere la tua giornata, abbassi lo sguardo e ti richiudi in te stesso perdendoti nella rivista.

Ti avvicini all’uscita e vedi le mani di coloro che prima ti erano forzatamente intorno rilassarsi. Scendi.

Guardi a destra e sinistra. Il semaforo è rosso. Nessun autovettura in arrivo. Una coppia con passeggino accanto a te prende ad attraversare, li imiti qualche passo più addietro. Una lesta motocicletta della Polizia Municipale accorre a riportare l’ordine. Ti fermano e ti chiedono i documenti. Hai attraversato col rosso. Minacciano di multarti. Un manipolo di curiosi attornia la scena del crimine. I documenti sono a posto, fieri dell’umiliazione inferta ti fanno la grazia di lasciarti libero di andare.

Sei uscito di casa da un paio di ore. Il sole è alto in cielo. Sarà una splendida giornata. Per un italiano forse, tu sei marocchino.